Lc 19,41-44
Ci sono visite e visite. Ci sono quelle visite veloci, ultimamente molto risicate per ovvi motivi, in cui uno passa a casa tua per un caffè, per scambiare due parole, per aggiornarti sulla vita... non che non siano importanti queste, tuttavia poi ci sono quelle visite, talvolta inaspettate, di persone da tanto tempo attese, o da tanto tempo assenti oppure semplicemente di persone importanti, visite alle quali ci prepariamo, pulendo la casa, cucinando, mettendo vestiti belli.
Ti ricordi quando il Signore ti ha visitato con tutta la sua forza e questa visita ha lasciato il segno in te? Che ricordo ne hai? Hai saputo riconoscere quel momento in cui lui ha bussato alla tua porta, per trasformare la tua vita? Non andare solo a sbirciare nei tempi di emozioni interiori, di luce particolare, prova a vedere anche nei momenti di sofferenza, di confusione. Sono tutte possibili visite di Dio. E sono da riconoscere. Di fatto ci cambiano l'esistenza.
Nel Vangelo di oggi Gesù piange su Gerusalemme. La sua città amata non ha aperto la porta, non ha riconosciuto il tempo della Visita, quella con la V maiuscola. Ecco perché Lui già sa come andrà a finire. Il problema in realtà non è che Gerusalemme in futuro verrà assalita e distrutta. Il problema vero è che lei non aveva riconosciuto il tempo della visita e non ha la forza interiore per restare incolume contro ogni avversità. Perché nella vita avvengono inevitabilmente le distruzioni, le sconfitte, ma la memoria della Visita è fondamentale per non soccombere. Le tempeste della vita talvolta ci fanno cadere a pezzi ma la fede, quel frutto prezioso, sebbene spesso tanto piccolo, quasi come una calìa d'oro, fa sì che la nostra vita invece di subire la morte, si rinnova. Non resta che drizzare le orecchie e aprire, quando Lui bussa.
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