Gv 5,17-30
Dunque come è questa storia? Chi è più importante padre o figlio? Credo sia chiara la risposta. Ma! C'è un "ma". E' chiaro che nella relazione padre-figlio c'è sempre una nota di ovvia superiorità e inferiorità. Questa posizione tuttavia ha una ragion d'essere solo fino a un certo punto della vita e della "carriera" di padre e di quella relativa di figlio. Per quanto restino per sempre legati, viene il momento in cui tutti e due si incontrano "allo stesso livello" della vita. Il padre deve accettare che il figlio ormai è cresciuto. Qualsiasi scelta farà, giusta o sbagliata, sarà la sua. Il genitore può dare un consiglio ma non si può sostituire al figlio (sebbene il figlio sia naturalmente portato a riprodurre i suoi errori) e non può continuare a guardarlo "dall'alto". Altrettanto il figlio deve assumersi responsabilmente la sua crescita e iniziare a vivere camminando con le proprie gambe non dare al padre l'occasione di continuare a trattarlo come un bambino. Dunque Gesù cosa vuole dire quando dice: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare il Padre? Suona un po' come se Gesù fosse dipendente dal Padre, alla maniera di un uomo immaturo? Fermo restando ciò che abbiamo detto sopra: cioè che riprodurre i gesti buoni e meno buoni dei genitori, è un meccanismo psicologico "normale", qui però si stratta di qualcosa di più. Il Padre infatti ama il Figlio. Ecco il primo elemento essenziale: l'amore. E quello, lo sappiamo, libera, altrimenti non sarebbe amore. Il Padre... gli ha dato il potere di giudicare: Dio rispetta la natura umana del Figlio e lo lascia "libero" di giudicare, anche se il legame è tale da far sì che il giudizio dei due sia sempre lo stesso.
Dunque come è questa storia? Chi è più importante padre o figlio? Credo sia chiara la risposta. Ma! C'è un "ma". E' chiaro che nella relazione padre-figlio c'è sempre una nota di ovvia superiorità e inferiorità. Questa posizione tuttavia ha una ragion d'essere solo fino a un certo punto della vita e della "carriera" di padre e di quella relativa di figlio. Per quanto restino per sempre legati, viene il momento in cui tutti e due si incontrano "allo stesso livello" della vita. Il padre deve accettare che il figlio ormai è cresciuto. Qualsiasi scelta farà, giusta o sbagliata, sarà la sua. Il genitore può dare un consiglio ma non si può sostituire al figlio (sebbene il figlio sia naturalmente portato a riprodurre i suoi errori) e non può continuare a guardarlo "dall'alto". Altrettanto il figlio deve assumersi responsabilmente la sua crescita e iniziare a vivere camminando con le proprie gambe non dare al padre l'occasione di continuare a trattarlo come un bambino. Dunque Gesù cosa vuole dire quando dice: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare il Padre? Suona un po' come se Gesù fosse dipendente dal Padre, alla maniera di un uomo immaturo? Fermo restando ciò che abbiamo detto sopra: cioè che riprodurre i gesti buoni e meno buoni dei genitori, è un meccanismo psicologico "normale", qui però si stratta di qualcosa di più. Il Padre infatti ama il Figlio. Ecco il primo elemento essenziale: l'amore. E quello, lo sappiamo, libera, altrimenti non sarebbe amore. Il Padre... gli ha dato il potere di giudicare: Dio rispetta la natura umana del Figlio e lo lascia "libero" di giudicare, anche se il legame è tale da far sì che il giudizio dei due sia sempre lo stesso.
Fa pensare, che Dio operi con due categorie umane: amore e libertà, nel parlare del legame intratrinitario tra due persone della Trinità. Ma proprio amore e libertà sono due nomi dello Spirito. E questo fa pensare ancora di più. Per quanto non saremo mai capaci di scrutare e comprendere a fondo queste relazioni tra i Tre (come li chiamava beata Elisabetta della Trinità), pare che ogni valore umano delle relazioni familiari venga risaltato oggi dalla Parola di Dio. Figlio generato dal Padre, ma uguale a Lui, non dominato da lui. Figlio come persona indipendente, eppure legato dall'essenza del bene al Padre.
Forse può essere uno spunto buono per riflettere su come viviamo, nella nostra età adulta, le relazioni genitori-figli.
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