Gv 5,31-47

Delle volte, di fronte ad una Parola come quella di oggi, mi domando intanto che immagine di Dio ho
dentro di me. Oppure che immagini, perché magari mi aggiusto un dio per ogni circostanza. Qual è quel Dio che in generale ci sarebbe più "comodo" alla nostra vita? Delle volte le persone si nascondono dietro un insieme di regole religiose e pensano di essere a posto, ma soprattutto vivono in un'illusione di falsa sicurezza. Ma Dio mai è esattamente quello che noi pensiamo Egli sia. Se noi pensassimo ad un Dio che persiste nella sua incolumità, potremmo rimanere sorpresi, leggendo questo brano di Giovanni. Di per sé Dio non ha bisogno delle conferme dell'uomo né delle sue lodi. Eppure Gesù oggi si riferisce a una testimonianza che un altro sta dando di lui. Questo non di certo perché Egli si senta in dovere di confermarci qualcosa... piuttosto svela la bellezza di un Dio che non vuole essere un mago e che vuole insegnarci un gran bell'atteggiamento: quello di sapersi mettere in discussione. E dire: ciò che dico è verità perché non sono solo io a dirlo e a testimoniarlo, ma c'è chi, con la grazia di Dio lo vede. E poi le opere... noi viviamo in un'epoca in cui la generazione giovane rivendica le opere che vadano a conferma delle chiacchiere degli adulti. Ma anche in un'epoca in cui la fragilità umana è molto rimarcata e moltissimi vanno dietro a dei gurù che parlano molto, parlano forte, anzi, urlano, e trascinano le folle... Gesù parla con le opere del Padre. Non è presuntuoso e non pretende di trascinare le persone solo a forza di parole. Forse sarebbe questo il giusto modo di relazionarsi. Forse questi sarebbero i leader per oggi, quelli che, pur sapendo di essere capaci di trascinare, non vogliono fare da calamite, ma vogliono semplicemente stare affianco alle persone, mostrarsi uguali a loro e aiutare accompagnando, facendo vedere che per essere guide, non hanno bisogno di gridare, ma di mettersi umilmente al servizio.
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