Gv 10,31-42
Hai presente quando ti metti a dialogare con qualcuno a lungo, apri il cuore, e riveli qualcosa di te stesso, perché magari ti piace instaurare una relazione di fiducia e di amicizia con qualcuno ma... vieni frainteso e senti che in fondo ciò che dici non viene compreso?
E' esattamente ciò che capita alla fine a Gesù nel Vangelo di oggi. Ha cercato, in questi giorni, di dialogare, di rivelare la sua identità, di spiegare, di aprirsi, ma ha trovato davanti a sé un po' l'incapacità oggettiva di comprendere chi egli sia veramente, ma molto anche la chiusura del cuore dei suoi interlocutori. Quella chiusura appunto che fa sì che noi, dopo aver aperto il nostro cuore e la nostra vita, ci sentiamo nudi e delusi. Cosa fa infine Gesù? Si allontana e rientra nel silenzio. Non dice più nulla. Non si presenta, non cerca più di convincere nessuno di nulla sul proprio conto. E... improvvisamente, da coloro che dalla sua bocca non hanno sentito nulla, ma avevano sentito testimonianza sulle sue opere... viene capito. Mi viene in mente ciò di cui si parla ultimamente molto: il ministero della consolazione. E' come se Gesù lontano da coloro su cui comprensione contava, trovasse proprio i ministri della consolazione. Coloro che credettero in Lui, senza aver sentito da Lui nemmeno una parola. Ecco ciò che ci viene chiesto: essere senza pregiudizi, ministri della consolazione. Senza troppe parole, saper accogliere le persone per quel che sono. Più sono duri i tempi, più abbiamo bisogno di questo, di farlo e di sentirci anche noi accolti, cioé questo ministero, parte della vocazione cristiana, funziona in due direzioni. Perché un'altra trappola potrebbe essere semplicemente pensare di dover dare e non ricevere. Nessuno di noi è immune dall'aver bisogno di sentirsi amato, non saremmo umani né veri. Anche il Figlio di Dio sembra abbia avuto bisogno di questo. Facciamoci questo regalo, ora, che siamo nei tempi difficili!
Nessun commento:
Posta un commento