sabato 21 marzo 2020

dritto al cuore

E' la più bella domenica della Quaresima, quella che ci chiama ad essere gioiosi per la vicinanza della Pasqua, difatti si chiama laetare, cioé rallegrati. Forse non ci viene per nulla da rallegrarci quest'anno... eppure c'è una chiamata alla gioia anche in questa quarantena. La Parola di Dio oggi ci manda tanta, ma tanta luce. Davide, il più piccolo e il meno indicato a diventare re, nella prima lettura viene esaltato. Il più semplice e quello non considerato... La seconda lettura ci porta sempre sulla scia della semplicità ad accogliere la luce, e a condannare tutto ciò che è tenebra, peccato e a farlo apertamente e risolutamente. Saper fare questo è già anticipazione dei frutti della Pasqua, e se noi oggi ancora scegliamo di agire così, siamo già nella Pasqua e anche oltre. E infine il lungo brano del Vangelo di Giovanni sul cieco nato che ritorna alla luce, ritorna a vedere. All'inizio del brano vediamo rispecchiata la mentalità israelitica del tempo: se uno è nato cieco, sarà colpa dei genitori che hanno peccato (idea che tra l'altro si protrae ancora tanto nel tempo, nella storia della Chiesa, fino a sant'Agostino incluso!). Speculazioni sulla sua nascita, poi speculazioni sulla sua identità: è quello che chiedeva l'elemosina o no? Speculazioni circa l'accaduto, l'evento in cui egli ha recuperato la vista... tanti raggiri mentali, tante tenebre dietro: leggiamo che i farisei avevano già deciso tra loro che chi riconosceva Gesù come Messia, sarebbe stato allontanato dalla sinagoga. La paura, persino nei cuori dei genitori del guarito. Il non voler parlare. E il protagonista si ritrova solo, quasi a doversi difendere da chi lo attacca, per trovare i motivi per sollevare il polverone. E, in mezzo a questa confusione, la magnifica capacità di dire solo quel che va detto, dell'ex-cieco: "se sia un peccatore non lo so. una cosa so io: ero cieco ed ora ci vedo". Nessun raggiro mentale, nessuna voglia di giustificarsi di fronte a chi lo accusa, nessuna parola in più. Solo l'oggettivo accaduto. Frutto della luce che l'ha raggiunto nella guarigione. Quando la luce di Dio comincia a penetrare nella vita di una persona umana, a dispetto di tutti coloro che potrebbero anche volerlo ferire e mettere alla prova, egli non si sbilancia... perché la forza di Dio è con lui. E infatti, pian piano che la luce avanza dentro i nostri animi, tutta la nostra persona si semplifica. Non cerca più giustificazioni davanti alle accuse ingiuste, non cerca tante parole, va dritto al cuore delle questioni. Sa che il resto è opera delle tenebre. Speculazioni, pettegolezzi, raggiri vuoti... non servono al discepolo di Gesù. Ed egli, anche se cacciato fuori, sa credere con semplicità e con semplicità confessare io credo. Ed è esattamente da qui che poi sgorga il laetare,  a cui ci invita la chiesa oggi. Dalla fede, che, man mano che si semplifica, diventa capace di scorgere la presenza di Dio anche nella quarantena. E produce gioia profonda, (non vuota allegria) anche laddove si fatica. 

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