Gv 7,40-53
Mi colpisce quanto si accesa la disputa del Vangelo di oggi, su chi sia realmente Gesù e se sia lui il Messia. Si usano tutte le conoscenze che vengono dalle scritture e si fanno tanti ragionamenti più o meno contorti per... fare vedere che "io ho ragione". Come se l'identità di una persona potesse essere definita da un'altra persona con assoluta certezza. Come se il cuore e la mente dell'uomo fossero delle pietre che, una volta che si sono induriti, tali restano. E invece: sorpresa! Anche il cuore e la mente che noi giudichiamo più duri di questo mondo, finché sono in vita, possono cambiare. Ed è precisamente questo fatto che dovrebbe aiutarci a cambiare il modo di guardare le persone e permetterci di entrare nell'ottica di Dio, di acquisire gli occhi che Egli ha, guardando noi, occhi di un innamorato, che vede il meglio che la sua creatura può fare, pur senza costringerla a farlo. Gesù viene inquadrato in una serie di inflessibili "verità" proposte dalla gente, dalle guardie, dai farisei. Ogni gruppo, persona sembra tirare l'acqua al proprio mulino. Risultato? Ognuno torna a casa propria, senza concludere nulla.
Cosa provoca dentro di noi questa quarantena? Riusciamo a vedere cose nuove e finora sconosciute o inaspettate, nel ristretto cerchio di persone con cui ora ci rapportiamo? Riusciamo, come Dio, a vedere li bene che risiede nei nostri prossimi più prossimi, nonostante la tensione che spesso rischia di farci tirare fuori invece il peggio di noi? Sarà forse una buona occasione per cominciare a cambiare il nostro sguardo, dal momento in cui non abbiamo più le vie di fuga da questo o quell'altro aspetto della nostra capacità relazionale. Possa davvero iniziare ad essere un'occasione per scrollarci dal di dosso i pregiudizi che da sempre portiamo dentro di noi, quelli sulle etnie, sui gruppi sociali, sulle nazioni, sui singoli, persino sulle nostre famiglie. Siamo chiamati davvero a passare dal pregiudizio ad una sorta di post giudizio, cioè ciò che viene dopo e nonostante che, per la nostra propria sicurezza emotiva e mentale, noi abbiamo già giudicato e inquadrato le persone. Solo andando oltre questo, potremo infatti scoprire la bellezza dello stare insieme, del convivere, del ritrovarci tutti uguali, come davvero è, davanti a Dio. E lo potremo fare, per assurdo, a partire dal nostro essere oggi tutti uguali, davanti ad un microrganismo, che minaccia le nostre vite, ma che non potrà averla vinta mai, sulle nostre relazioni, se solo noi lo vorremo.
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