martedì 24 marzo 2020

tu ce la fai!

Gv 5,1-16

Nei Vangeli le persone vivono la guarigione sempre a contatto con qualcuno. Essendo l'uomo un essere in relazione, non può prescindere dalla relazione, per essere risanato. Sia che la guarigione debba essere un dono ricevuto dalle mani di Gesù, sia che la guarigione avvenga affrontando insieme la ferita, ci vuole un'altra presenza. Infatti quando oggi Gesù chiede al malato, se vuole guarire, sembra che non senta proprio la domanda, ma che risponda con una lamentela che denota, più che la malattia, la mancanza di relazione. Non ho nessuno che mi immerga nella piscina. Non ho nessun aiuto, una persona che veda e guardi la mia fragilità, la ami e per questo amore mi sia strumento di risanamento. Lui pensava infatti di dover per forza arrivare alla piscina, di dover cercare un rito di mediazione per riprendersi. Invece ci voleva una persona che gli dicesse: muoviti, ce la puoi fare! Sì, perché dopo 38 anni in queste condizioni forse era ormai assuefatto alla sua condizione e forse in realtà non sperava più. E questa è la cosa peggiore: non avere più speranza. Non credere più di potercela fare. O addirittura dare la colpa agli altri, nel proprio non sentirsi aiutati. Non sappiamo la storia dell'infermo. Non sappiamo se e quante volte effettivamente abbia chiesto aiuto... oppure se per caso abbia sempre sperato che qualcuno lo vedesse e l'aiutasse a prescindere. Chiedere aiuto in realtà è un grande atto di coraggio perché espone la persona a vedersi negato quell'aiuto che solo potrebbe riportarla alla vita. E questo spesso significa ferita su ferita. Tuttavia ci riporta alla verità sulla relazione che guarisce. L'aiuto non sempre è quello di ricondurre la persona alla piscina. Delle volte è proprio il saperle dire: guarda che sai camminare solo che non c'hai mai provato. E la persona si scopre capace. Qualsiasi aiuto infatti che ci possiamo dare reciprocamente, non è un mettersi al posto dell'altro e vivere la sua vita al posto suo. E' invece saper dare questo spazio che serve all'altro affinché possa tirare fuori le proprie risorse. Esattamente come fa Gesù che ascolta e senza perdersi in chiacchiere, gli dice tu sei capace. E il sentirsi guardato e amato raddrizza le gambe del malato e fa sì che egli comincia a camminare da solo. A noi le ulteriori considerazioni su vari momenti ed eventi della nostra vita e delle nostre relazioni. Soprattutto in questo momento difficile che stiamo vivendo, in cui l'essere in relazione è messo seriamente alla prova, ma può rivelarsi una grande risorsa per la nostra crescita. 

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