venerdì 27 marzo 2020

l'unica certezza

Gv 7,1-2.10.25-30

Man mano che si avvicina la Pasqua e, prima di essa,  i momenti della Passione, vediamo nei racconti del Vangelo, lo stringersi delle argomentazioni e l'irrigidirsi sempre più grave della categorizzazione della persona di Gesù. Pochi ragionamenti ormai, molta voglia di incastrare il tutto dentro le conoscenze previe, tipo: ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia. Ecco come efficacemente calmare la propria coscienza e giustificare la propria insicurezza, la necessità che scatta , di arginare e, possibilmente, eliminare ciò che mette in crisi la concezione ordinaria della vita e della fede. Sappiamo, tutto questo porterà alla morte di Gesù. Egli, d'altro canto, è sempre più spoglio anche lui, delle sicurezze terrene (ammesso che ne abbia mai avute) e dei ragionamenti convincenti. Ormai resta solo il saper da dove si è venuti e dove si va. L'unica sicurezza, quella cintura che resta per reggere la sua umanità di fronte al pericolo della morte imminente: l'appartenenza al Padre e il compimento della sua missione. Il suo ruolo cruciale nella storia della salvezza. Anche a noi in questo tempo difficile, restano pochissime sicurezze, sperimentiamo angosce, incertezze, non sappiamo come pensare al domani. Lezione di abbandono nelle mani di Dio, che porta la storia del mondo e dell'umanità, nonostante le resistenze e le interpretazioni umane, lontane dalla sua "logica". Beh allora non resta altro che inserire la linguetta della Cintura nel foro, avviare la fede, provare la solidità dell'unica sicurezza che possiamo avere in questo tempo e che in molti, non credenti, non hanno. Ci tocca farlo per noi e per l'umanità. Certi che dopo ciò che sperimentiamo come morte, verrà la risurrezione. Perché "andrà tutto bene" non è necessariamente vero, mentre "tutto concorre al bene di coloro che amano Dio", sì. 


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