"C'è una crepa in ogni cosa. E' da lì che entra la luce" (L. Cohen). C'è
un limite di sopportazione della luce in ogni occhio. Dopo diventi cieco. O
diventi diversamente vedente. Quando penso alla conversione di Paolo, lo chiamo
"Paolo, il diversamente vedente". Sì, perché è esattamente come lui
stesso racconta di sé. C'è un po' di luce nell'osservanza, c'è un'armonia o
almeno una tendenza verso di essa. C'è una luce che guida colui che sta ritto
sul cavallo senza guardare né a destra né a sinistra, avendo davanti agli occhi
solo il suo fisso obiettivo. Ma andare verso un obiettivo che non è fatto di
Luce vera, significa confondere i mezzi con i fini. Paolo perseguitava i
cristiani in nome di una legge, sacrosanta. Ma questa legge non era LA LUCE, ma
solo una sua piccola espressione. Ha preso per fine un mezzo. Poi il momento
della caduta. La luce l'ha avvicinato in una maniera tale che finalmente ha
capito... sì è aperta la crepa, l'imperfezione che ha fatto sì che restasse
sbalordito. Così come succede a noi, quando una caduta ci apre una strada nuova.
Grazie, Paolo, aiutaci a vedere diversamente... a cogliere nelle nostre
cadute, la prova di Dio, di farci ricentrare sull'essenziale. Possa la Luce
aprire le nostre crepe e riempirci di sé.