Mt 26, 14-25
Oggi viene un po' di paura al sentire le parole di Gesù, che per l'uomo che l'ha tradito, venduto, sarebbe stato meglio non essere mai nato... Ma che cosa è realmente successo a Giuda? Oppure forse potremmo riflettere sul che cosa non è successo nella sua vita...? Ogni persona umana nasce da una relazione e vive a partire dalle relazioni che intesse. C'è un sacco di gente oggi in giro che si finge autosufficiente, confondendo l'autosufficienza propria di ogni essere umano maturo, con l'individualismo che porta alla morte, perché interrompe la relazionalità che è fondamento della vita umana. La stessa cosa vale non solo a livello interpersonale ma anche quando parliamo della relazione fondamentale per la nostra vita, quella con Dio. Ed è qui che sta l'insufficienza di Giuda. Ma come? - potrebbe domandarsi qualcuno - ma Giuda non era stato scelto tra i 12, quelli più vicini a Gesù, i suoi discepoli? Certamente. Ed è per questo che la sua situazione è ancora più pesante e tragica. Ci fa vedere come anche noi, scelti per essere amici di Dio, possiamo scivolare se... non lo incontriamo veramente nella nostra vita. In che senso incontrarlo? Ma non lo incontriamo noi credenti nella Parola, nell'Eucarestia ecc? Sì. Tuttavia spesso questo incontro si riduce a un Dio che si dona a noi mentre noi vaghiamo da qualche parte, assenti. Forse oggi, durante le varie restrizioni, (quando non si sa se andare o meno in chiesa, oppure se semplicemente ci stiamo tutti durante queste feste già vicine) in qualcuno di noi si sveglia ancora questa coscienza del dono che sono i sacramenti, che è la Parola di Dio... forse ci rendiamo conto che non apprezziamo abbastanza questa Presenza nella nostra vita, fino a quando non comincia a mancare. Ma colui/colei che ha davvero incontrato il Signore nella propria vita, oggi, quando per caso non può ricevere l'Eucarestia, vive del ricordo, che, attenzione, non è un andare con la mente per dire "ah che bello era quando...". Ri-cor-dare, significa ridare al cuore, o più precisamente significa "ripassare dalle parti del cuore", ritornare al primo amore, quello forte, totalizzante, che è incontro autentico con Lui. Per questo la prima domanda per tutti noi oggi è: dove e quando ho incontrato il Signore, tanto da aver sentito il mio cuore invaso dalla sua Presenza...? Spesso questo momento coincide con il nostro cuore spezzato e ferito. Infatti il cuore ferito si apre... si dispone alla Presenza del Signore, diventa indifeso, non si oppone più, molla le resistenze e allora... l'Incontro può avvenire, perché Dio finalmente trova la porta aperta.
Non so se c'abbiamo mai fatto caso che nei Vangeli appaiono di qua e di là i nomi dei Dodici, ma praticamente mai, fino al momento della passione di Gesù, quello di Giuda. Come se appunto non l'avesse mai seguito fino in fondo, come se non si fosse mai lasciato scomodare da questa presenza del Signore, che scomoda davvero! E quindi appare ora, pronto a tradire, mostrando la superficialità del suo rapporto con Gesù, facendoci vedere cos'è mancare all'appuntamento con Lui. Il frutto di questo incontro mancato è... la morte. E' una meccanicità della sequela di Gesù che porta a cercare qualsiasi distrazione dalla routine, e porta purtroppo anche ai gesti della portata di quello di Giuda. Egli stesso ci conferma la distanza che lo separa da Gesù, quando a differenza degli altri, mentre domanda ironicamente a Gesù "sono forse io", non lo chiama come altri discepoli "Signore", ma solo "Rabbì", maestro. E intuiamo immediatamente la differenza di relazione tra una persona e il suo Signore e una persona e il suo maestro. E' vero che Gesù è maestro, ma per un discepolo è anche molto di più. E' appunto Colui che, quando lo si incontra, cambia la nostra vita e la riporta alla Vita vera, alla prospettiva di vita eterna. Possa essere questa Pasqua, una festa del RICORDO, come ci propone la Chiesa, un riportare alla realtà il Mistero e col cuore che si immerge di nuovo in questo Incontro che ridona il senso e la vitalità alla nostra esistenza.