martedì 28 febbraio 2017

soffocati dalle risposte

Inserisci le monete - digita il numero del prodotto desiderato - attendi l'erogazione del prodotto... Non c'è bisogno che stia qui a spiegare il meccanismo. Molto semplice e conosciuto a tutti. Premi e ritiri. Chiedi e ottieni. Quasi come nel Vangelo. Appunto: quasi. Perché il Vangelo, a differenza delle dinamiche dentro le quali ci ritroviamo, senza nemmeno accorgercene, parla di uno che rompe le scatole. Di notte, con insistenza, chiede. Spera, teme, accetta l'insicurezza, l'attesa, i punti interrogativi. Penso oggi al peso (= kabod, cioé gloria, nell'Antico Testamento) degli interrogativi, che appunto, rendono la nostra vita pregnante, gravida di una vita che deve nascere nella maturazione del senso delle domande. Penso al senso della fede, quella che (nell'espressione umana della fiducia), è conversione del cuore al significato dell'attesa. Non può funzionare botta e risposta. Non ci sono risposte immediate alle domande importanti. Anzi, forse già proprio questi quesiti, sono una risposta in sé. E non ci pensiamo, saltando come una farfalla da un fiorellino all'altro, cerchiamo qualcosa che tappi il buco che sorge all'improvviso. Ma non serve il tappo se sotto c'è una voragine. Anzi, finché quella voragine significa vuoto e non sottovuoto, il tappo non servirà a molto. Il vuoto infatti tende sempre ad essere riempito, il sottovuoto è libero, basta a se stesso, trova la ragion d'essere nello stare, nel rimanere, nella pazienza. Questa è la fede che che conserva il cuore unito a Dio. Forse non è una cattiva idea ad allenare il centro del nostro essere a saper riposare nelle domande, abbandonando l'ansia di ricerca delle risposte. Una Parola d'amore è stata detta sulla nostra vita. Essa saprà darci le risposte, nel momento opportuno. Nel frattempo, rimaniamo nel sottovuoto. Liberi di domandare, non lasciamoci soffocare dalle risposte.

lunedì 27 febbraio 2017

sforzati e...lascia perdere

Hai presenti quei momenti nella vita in cui ti sei impegnato al massimo, secondo delle istruzioni che ti sono state date, credendo con tutte le tue forze che stai percorrendo la strada giusta e... all'improvviso ti dicono di lasciar perdere? Si rimane a bocca aperta, senza parole, delusi, meravigliati, con tanto di punti interrogativi. E spesso si rimane improvvisamente senza la solita dose di ansia. Immagino la tenerezza che provava il Signore, ascoltando il giovane che gli raccontava di aver osservato fino ad allora tutti i comandamenti e che, nonostante questo, era venuto da lui inquieto rispetto alla questione della vita eterna. Mi immagino che Gesù abbia preso un bel respiro e, con l'intensità che fa venire le "farfalle allo stomaco", l'ha avvolto di quell'unico sguardo, che fa scomparire e rende poco importante qualsiasi cosa all'infuori di quello che Egli dice. Come se volesse dire: "ok, ti sei impegnato abbastanza, ora va' e AMA con lo stesso amore che hai sentito su di te nel mio sguardo". Ma come? Tutti questi anni di sforzo risultano vani? E qui cala il sipario nero sul volto del ragazzo. No, nulla di quello che è buono, risulta sprecato agli occhi di Dio. Solo ci sono dei passi nell'amore. C'è quell'inizio da principianti in cui tu osservi delle regole. C'è poi quello sguardo che ti chiede di lasciar perdere, per amore. Hai accumulato tanti "meriti"? Bene, ora li puoi consegnare ai poveri. Ora puoi spogliartene, offrendo tutto al Signore, pensando a quelli che sono più deboli e meno fortunati di te. La tensione tra l'osservanza e l'amore è proprio il passaggio tra l'infanzia e la maturità. Il bambino impara a rispettare le regole, che gli serviranno come base in futuro. Ma poi l'adulto deve saper riconoscere che la legge è fatta per l'uomo e non l'uomo per la legge. E questo significa saper semplificare, saper tornare all'essenziale. Si, la semplicità può essere cosa da bambini, ma tornare semplici è cosa da adulti. Una persona matura affettivamente è proprio quella che non va cercando dappertutto soddisfazioni e riconoscimenti (quelli inutili e smisurati), perché, una volta "guardata" dall'Amore, non dimentica più quello sguardo. Si sforza di trasferirlo agli altri, consapevole di avere estremo bisogno di amore, ma altrettanto cosciente di essere stata segnata per sempre dagli occhi infiammati di passione del Creatore per la sua creatura. Si sforza di amare, e... lascia perdere, per farsi amare. 

sabato 25 febbraio 2017

dovunque mamma

Evidentemente era così sin dall'inizio del mondo. I gesti tanto normali come una ricerca di contatto e di affetto da parte di un bambino, pur chiassoso e monello, venivano soppressi e limitati. Siamo andati così per secoli e secoli, forse sarebbe l'ora di farla finita? I discepoli nel Vangelo di oggi, rimproverano i piccoli che si avvicinano a Gesù. Come se quello fosse una statua su un piedistallo, che non bisogna profanare. Ebbene, il Signore stesso si mette a rovesciare tutto sottosopra, quando finalmente si arrabbia e "profana" la logica dominante. Il Regno appartiene a questi bambini, che non temono, che si fidano, che non hanno paura di sbagliare, che si mostrano così come sono. Non appartiene a chi ha imparato le formule e le regole, ma non cerca di riconoscere la presenza del Signore. Forse è proprio il vantaggio dei fanciulli, quello di guardare le cose dal basso, con stupore e spesso a bocca aperta; prendere il mondo così come è, piangere quando c'è da piangere, correre quando c'è da correre...senza calcolare sempre, senza ergersi sopra nessuno. Un bimbo nato in un contesto sano, cresce bene perché almeno all'inizio associa tutto all'amore materno: il cibo è mamma, la casa è mamma, il calore è mamma, insomma la sicurezza è nella mamma. In un secondo momento questo significherà una sicurezza sufficiente per andare avanti nella vita, anche quando la mamma non c'è. Credo che la nostra vita e la nostra crescita sta proprio qui: essere capaci, come i più piccoli, di riconoscere che dovunque, in ogni angolo della nostra vita, c'è Dio. Il Regno infatti, è in mezzo a noi. Lo vedi?

giovedì 23 febbraio 2017

Noi, caldarroste

Si tratta oggi di due cose, sostanzialmente. La prima è NaCl e la seconda è l'ossidazione di un combustibile... Ma se la prima serve per dare sapore, giacché il cloruro di sodio, principalmente grazie al sodio, ci fa percepire le cose a cui viene aggiunto, come salate, la seconda, cioè la semplice combustione, nella quale si produce l'alta temperatura e non di rado anche la luce, come potrebbe all'improvviso trasformarsi in una reazione che produce il sale? Mi sembra che Gesù si sia un poco confuso... (Io so che il sale si ottiene nella reazione NaOH + HCl = NaCl + H2O...ma qui viene fuori l'acqua... che impedisce la combustione, vabbé non importa). Insomma dice che ognuno sarà salato con il fuoco... Forse allora, siccome le reazioni chimiche non combaciano, si riferisce a qualcos'altro? Salare è un'azione dello spargere il sale per ottenere una cosa saporita. Dunque: spargere il fuoco, immaginando ad esempio le scintille, per ottenere una vita sapurita, direbbero i siciliani. Si intende così un'esistenza bella, gradevole, che rallegra, che si percepisce felice. E quando penso al fuoco e al sale, alla mia mente si presentano subito le caldarroste bianche palermitane, quelle genuine, che si comprano per strada, quelle che mentre si preparano sul braciere, all'improvviso si vede così tanto fumo che se uno non vuole fermarsi per prenderne, si deve fermare perché non si vede nulla sulla strada! Beh, forse qui sta il senso dell'essere salati con il fuoco. Non entro ad analizzare la reazione chimica che porta a lasciare la patina bianca sulle castagne, quando il sale evapora col calore. Il punto è che sono bianche. Il punto è che sono buone, attirano, fanno fermare (per un motivo o per un altro) chi passa vicino e a molti fanno venire l'acquolina in bocca. Si, perché se tu ed io, ci lasciamo battezzare dal fuoco, da quelle grazie difficili da accettare nella vita, saremo sapuriti, saremo belli, traspariremo una Presenza che c'è in noi, e che, scaldata dal fuoco dell'Amore, lascia un segno di bene, non lascia indifferente nessuno (anche se non sempre lo sappiamo che le persone rimangono colpite). La pace nel mondo, che tutti così tanto imploriamo, inizia proprio qui, da tutte queste reazioni che sono certamente concatenate e che funzionano nella misura in cui accettiamo che si può diventare salati attraverso il fuoco: che la nostra vita ha un significato sempre nuovo, anche nelle e attraverso le sofferenze. Condizione che ci accomuna tutti, come comune è la chiamata all'alta concentrazione di NaCl... ossia alla felicità.



domenica 19 febbraio 2017

AAA cercasi miracoli

È sempre un miracolo... quando penso che sono qui ed ora, cosi distante da dove sono nata, sul bordo di un'isola bellissima, che mi è stata donata in sorte per questo pezzo della mia vita. È sempre un miracolo se penso che quando apro la bocca per comunicare, mi capiscono nonostante io non sia figlia di questa terra. È sempre un miracolo quando guardo il volto di qualcuno e posso riempirmi dell'umanità che misteriosa e incolta dimora in lui. È sempre un miracolo, quando penso che siamo così profondamente in crisi economica eppure mi guardo intorno e vedo gente che con coraggio va avanti perché un'altra economia è in atto e fa sì che i nostri piedi ancora aderiscano al suolo e sentano di dover andare. È sempre un miracolo se penso alla comunione, quella vera, per la quale la gratitudine è in me perché ciò che non faccio e ciò che non ho meritato improvvisamente mi dà gioia e sento che mi appartiene, nella misura in cui viene condiviso. È sempre un miracolo trovarmi in un minuscolo pezzettino della terra con gente che parla tante lingue e che ha tante sensibilità diverse. Ed è miracolo pensare a quella forza che ci ha attirati da varie parti verso lo stesso luogo. È sempre un miracolo se penso che ci può essere una torre di Babele al rovescio. È sempre un miracolo quando anche in un luogo dove l'aria non ha proprio un profumo gradevole, il gelato è buono lo stesso. È sempre un miracolo quando lo stare insieme si rivela occasione per crescere senza far niente di grande. È sempre un miracolo quando gli occhi luccicanti dal dolore di qualcuno che vive una disperazione, all'improvviso sorridono solo perché incontrano un altro sguardo che li considera. È sempre un miracolo l'umano. È un miracolo la vita. Proprio perché è benedetta. "Che sia benedetta". E per te, quando è miracolo la vita?

martedì 14 febbraio 2017

La mano sul fuoco

Ci sono gli argomenti che bruciano, quelli che alle volte non ci fanno dormire di notte, quelli per i quali vorremmo tanto trovare le risposte e le soluzioni...e mentre vogliamo essere fiduciosi che un giorno queste arriveranno, viviamo il nostro non ancora con una dose (giusta del resto) di angoscia. Quando la questione riguarda una persona cara, come mi è capitato ieri, nella condivisione con un'amica, si cerca di sostenersi a vicenda, di dare giustificazioni, spiegazioni a degli enigmi, si prova a farsi una ragione di qualsiasi cosa, anche la più assurda. E' una forma della ricerca della verità, che abita il cuore di ogni uomo. In questo senso, l'angoscia che si prova, è segno inequivocabile di questa tensione verso il sommo bene. Noi pretendiamo, che sulla nostra vita e su quella degli altri ci sia almeno un minimo di chiarezza. Sugli amici vorremmo scommettere, diciamo che ci mettiamo la mano sul fuoco per quanti conosciamo da tempo e amiamo. Il punto è che non possiamo mettere la mano sul fuoco per nessuno. E questa affermazione non ha nulla a che fare con la mancanza di fiducia o/e peggio ancora, con la vera e propria diffidenza. La delusione nelle relazioni umane si presenta laddove la persona non corrisponde alle mie attese, laddove io nella mia mente e nel mio cuore, ho caricato di qualità, idealizzando, un essere umano, che inevitabilmente mi lascia qualche vuoto nel corso della nostra relazione. Chiaramente noi parliamo di una carica emotiva, che crea un'immagine distorta per la sua perfezione. Si, perché la perfezione è la distorsione di quella che è oggettivamente la natura umana. La perfezione appartiene a Dio. Dunque spesso il problema non sta nel fatto che tutti attorno ci deludono, anzi questo non è affatto un problema, questa è la normalità della vita. Invece la difficoltà sta nel quanto noi mettiamo le persone sul piedistallo...Dunque, di nuovo si torna alla nostra responsabilità personale nelle relazioni. Non è l'altro che deve cambiare, perché mi ha deluso, sono io che devo smettere di idealizzarlo, per permettergli di vivere e di essere quel che è. Altrimenti continuiamo a vivere in un circolo vizioso: io esigo da te una presunta perfezione, tu vuoi essere all'altezza delle mie pretese, non ci riesci, mi deludi, io, senza volerlo, ti ricatto, nel nome della benevolenza, tu cerchi di cambiare, per rispondere alle mie esigenze e...così via. E le vite e le relazioni si spezzano. Io non metto la mano sul fuoco per nessuno, nemmeno per me stessa. Sono fragile e la mia fragilità va accolta da me e anche dagli altri. Ma se non metto la mano sul fuoco, non significa che non mi fido. Mi fido, di me stessa e degli altri, perché mi fido di Qualcuno che ci ama infinitamente. Allora la vita diventa più facile. Amo e sono amata così come sono. Si, perché la mano sul fuoco si brucia, senza dubbio. La fiducia invece è flessibile tanto quanto la misericordia che non ha fine.




sabato 11 febbraio 2017

E se ci parlassimo di più...?




Ho pensato di scrivere su una cosa in cui ultimamente mi imbatto nel parlare con le persone. Sento molte preoccupazioni, persino tanti tormenti e vite che vanno avanti sofferte, per un insieme di pensieri portati avanti nel tempo, che turbano sempre di più, che creano degli scenari più o meno tristi o tragici. Quando questi riguardano le persone, io domando a chi è afflitto, se ha mai provato a parlare con la persona per la quale sta male. Direte che sto scrivendo delle cose banali... in fondo tutti lo sappiamo e lo sperimentiamo nella nostra vita. Eppure, continuano tante ferite e delle volte ferite su ferite. Il punto è che, più si va avanti con i pensieri che ci occupano (abusivamente!) la testa, più difficile sarà tornare indietro e scoprire la verità sulle situazioni e sulle cose. E' come in un libro o in un film: inutile che vieni a darmi un consiglio sull'inizio del racconto, se io ho già scritto 400 pagine... la storia è andata avanti e vive della sua stessa vita! Smontare un "film" che spesso ci giriamo interiormente e che ci coinvolge emotivamente, facendoci male, è talvolta molto difficile. Non di rado noi diciamo, che "intuiamo" una cosa, su cui dopo lavoriamo mentalmente. Ma, l'intuizione, per quanto sia molto utile nella vita e sa essere persino importante, va anche educata e richiede verifica. Tuttavia la prima verifica, quando pensiamo alle persone nella nostra vita, va fatta proprio con loro. Il nostro intuito ci porta infatti a giudicare e valutare le persone secondo ciò che noi abbiamo appreso come schemi mentali nel corso della vita. Ma gli altri non sono noi. Fanno le loro scelte, prendono decisioni o semplicemente si muovono in delle direzioni che non conosceremo mai fino in fondo, se non parlare con gli interessati. La chiarezza, non la si fa mai rimuginando le proprie conclusioni e facendo delle grigie previsioni. La chiarezza, proprio perché chiara, la si può raggiungere nell'apertura della mente e del cuore all'altro. E' lì che passa la luce. C'è dunque da abbandonare il falso rispetto, c'è da essere disposti alle volte a litigare e a sentirsi dire delle parole non troppo dolci. Occorre mostrarsi interessati al bene delle persone ed esserlo con tutto il cuore. Coraggio, dunque, blocchiamo i pensieri negativi quando sono ancora in embrione. Allunghiamo il passo verso l'altro e accorciamo da subito le distanze, che altrimenti rischiano di diventare centinaia di chilometri pur nella vita l'uno accanto all'altro. Non abbiamo paura di perdere, perché possiamo solo guadagnarci. Infatti:

L'incontro ci apre gli occhi
perché nell'incontro c'è lo Spirito
il parlare da cuore a cuore
il barlume della luce
Tra un occhio e l'altro
un sospiro 
è lo Spirito.

L'unico donatore di pace e di armonia. Lo spirituale si fonda infatti sull'umano. A noi costruire i tessuti umani, per abilitare quelli spirituali.

martedì 7 febbraio 2017

Nata da un bacio

E per finire questa giornata, un pensiero bellissimo,
scritto da una donna bella, su una Donna Bellissima.

La bellezza sicuramente salverà il mondo!


Quando il cielo baciò la terra nacque Maria
che vuol dire la semplice,
la buona, la colma di grazia.
Maria è il respiro dell’anima,
è l’ultimo soffio dell’uomo.
Maria discende in noi,
è come l’acqua che si diffonde
in tutte le membra e le anima,
e da carne inerte che siamo noi
diventiamo viva potenza.

Germogliava in lei luce
come se in lei in piena notte
venisse improvvisamente il giorno.
Ed era così piena 
della voce di Lui
che Maria a tratti 
diventava grande
come una montagna,
e aveva davanti a sé
il Sinai e il Calvario,
ed era ancora più grande di loro,
di queste montagne ardenti
oltre le quali lei poneva
il grande messaggio d’amore
che si chiamava Vita.
E intanto si lavava
nelle fonti più pure
e le sue abluzioni erano caste
perché Maria era fatta
di sola acqua.

Maria vuol dire transito,
ascolto, piedi lieve e veloce,
ala che purifica il tempo.
Maria vuol dire una cosa che vola
e si perde nel cielo (...)

Alda Merini

lunedì 6 febbraio 2017

Fuori è meglio

Quante volte nella nostra vita ci sentiamo addolorati e schiacciati dalla sofferenza, senza sapere come far fronte alle situazioni che ci si presentano? Certo, le difficoltà sono qualcosa che da sempre ci fa rinchiudere in noi stessi. Dietro a questo atteggiamento c'è spesso un misto di vergogna (perché la "cultura" ci dice che la sofferenza è segno di debolezza...), di sensi di colpa (perché dovremmo cavarcela da soli e non ci riusciamo), di solitudine (perché esternare un problema non sempre è immediato). Così esteriormente siamo tutti perfettini, mentre dentro piangiamo amaramente. Creiamo delle immagini, magari non usciamo di casa senza essersi sistemati perfettamente, per dare una buona impressione...ma il nostro cuore...Ci sono dei nascondigli e delle piazze nella nostra esistenza. I primi sono di solito sovrappopolati, le seconde estremamente controllate e non di rado vuote. Sono quegli spazi in cui si gioca la nostra autenticità. Ma come potremo mai essere aiutati in mezzo ai drammi che si consumano nei nostri nascondigli, se non mettiamo fuori, sulle piazze, i nostri dolori? La sapienza di chi, nel Vangelo di oggi, nei villaggi, città e campagne, depone sulle piazze i propri malati. Il Medico passa e guarisce. Così per noi. Alle volte basta un leggero tocco di una mano amica, mano di cui si serve Dio per consolarci, per sollevarci dal peso del tormento. Il cuore deve discernere il passaggio del Guaritore. Egli si aspetta di incontrare fuori i nostri bisogni, il nostro Bisogno per eccellenza, quello di essere amati, tanto ferito. Non abbiamo paura di farci vedere con ciò che ci fa male. Sia umanamente che spiritualmente parlando, questo può essere di grande beneficio. A noi la decisione di dire: eccomi qui, ti aspetto così come sono, ti aspetto fuori. 



mercoledì 1 febbraio 2017

Palermo

Ho visto su di me

la città imponente povera e premurosa
Avanzavo protetta
avvolta di ciò che mi sovrasta
nido che non ho scelto.
Era bella,
era schizofrenica.

Ho sentito Dio 
in lei
l'amore che non bada
al possesso
al capriccio
alla salute mentale

Grande donna
di tanti uomini
di nessuno 
Gioiello su cui sputano 
i secoli
Sfruttata e stanca
resti qui finché i tuoi figli 
rendono il tuo cuore
Conca d'oro 

Io estranea 
ti dico GRAZIE.
Calpesto le pareti
del tuo cuore
gratuitamente.