Gli eventi di questi giorni stanno facendo soffrire tutti noi, che seguiamo con partecipazione e compassione le zone terremotate e sepolte dalla neve. Come sempre in questi casi, istintivamente si cerca di attenuare il dolore, rivendicando l'assunzione della responsabilità, spesso accusando. Attenuare incentivando dunque. Sarà mai possibile spegnere un fuoco accendendone un altro? Ci sarà sicuramente chi dice cose giuste e chi le dice distorte. La poca chiarezza, il travisamento delle parole, le emozioni forti, tutto ciò fa notizia in questi casi. E perché non funzionano mai le nostre soluzioni umane di fronte a questi tipi di eventi? Perché tante volte è inutile sbranarsi cercando una presunta giustizia? Perché non esiste un piano B che regga. L'uomo si incontra-scontra con il suo limite, ne nasce la rabbia, lo sdegno, anche quello giusto. Possiamo e dobbiamo provare ad essere preparati ad ogni evenienza...del resto lo fa lo stesso Gesù nel Vangelo di oggi: dice ai discepoli di tenergli pronta una barca, per poter mettere in atto il suo piano B, nel caso la gente lo dovesse schiacciare. Ecco, anche Dio in quanto uomo si sente schiacciato... Dunque, anche noi, schiacciati dal dolore, dopo i vari piani B non riusciti, gridiamo la nostra estrema fragilità, il nostro sentirci indifesi. Gridiamolo forte, ma non per condannare o far scoppiare liti e discordie, ma per dire di noi stessi e di tutti, la stessa unica verità: se anche dovessimo illuderci di poter essere forti da soli, rischiando così la prepotenza, siamo e saremo per sempre uniti dalla nostra debolezza. Confessarlo oggi, al di là di ogni condanna, significa piangere insieme, significa restare insieme con le domande senza risposte, che diventano vivibili, solo se affrontate nell'abbraccio di comunione. 

 
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