Gv 6,44-51
Avete presenti quelle giornate in cui uno si aggira per la casa... avrebbe voglia di qualcosa, non si sa se da mangiare o meno, insomma una sensazione che qualcosa ci manca. Sperimentiamo questo vuoto, che alle volte pensiamo sia un buco nello stomaco: avrei voglia di assaporare qualcosa, ma non so cosa... provo con una cosa, poi con l'altra, non sono soddisfatto. Sappiamo bene che l'alimentazione nella nostra vita è legata strettamente agli affetti, alle relazioni, all'amore che ci scambiamo. Spesse volte il vuoto che proviamo, il nostro gironzolare in cerca di qualcosa... ci richiama al fatto che siamo incompleti in questa vita. Che c'è una nostalgia dentro di noi, che c'è qualcosa che ci attira, ma sentiamo di non poterlo raggiungere pienamente ancora. Ce lo spiega oggi Gesù nel Vangelo. E' il Padre che ci attira a sé, attraverso quel Pane che è Gesù. Forse in molti sentiamo in quarantena la fame di quel Pane. Ecco. Lui dice di essere il Pane vivo e che chi ne mangia, raggiungerà quella sazietà che si realizza nella vita eterna. Non c'è da scappare, se sentiamo questa inquietudine, questo buco nel cuore, questa fame, questo desiderio. Non c'è da preoccuparsi. C'è invece da guardarla profondamente e da prendere coscienza che noi siamo davvero fatti per l'eternità, e che questa vita è veramente un passaggio per quella che è la nostra vera patria, la nostra vera realizzazione, il nostro vero compimento. Ma solo guardando con attenzione questa fame, potremo raggiungere il traguardo, come dice un canone solo la sete ci illumina, ci guida. Se scappiamo, rischiamo di andare in cerca dei surrogati, mentre non siamo chiamati a questo. Sì, è proprio questo desiderio, che ci fa andare nella direzione giusta, laddove c'è la verità del nostro essere noi stessi, nella pienezza della nostra bellezza, la bellezza con la quale ci ha creati Dio.