sabato 18 aprile 2020

sfidare la durezza

Mc 16,9-15


Gesù è risorto. Tutto chiaro ora no? La tomba è vuota, lui si aggira in mezzo alla gente, apparendo di qua e di là... eppure no! Ancora non sembra tanto chiaro. Tant'è vero che in 6 versetti del Vangelo di oggi, tra volte si parla dell'incredulità. E' la solita capa dura, che riguarda ogni essere umano. Oppure, detto in parole erudite, è la sclerocardia, quindi non tanto capa, quanto cuore. Sorrido dentro di me, pensando a tutte quelle volte che Lui stesso, prima della passione e della morte, chiese ai suoi discepoli, compiendo dei segni "ancora non avete compreso?". Ebbene, ora che è tornato in vita, pare che ancora non abbiano capito. E' la durezza del cuore che non permette di credere, nemmeno di fronte alle evidenze. Dobbiamo ammetterlo, noi abbiamo attribuito l'incredulità a Tommaso, però sembra che egli abbia avuto un bel po' di compagni... e ci siamo senz'altro anche noi. Da cosa è data la mancanza della fede o/e della fiducia? Tornando a guardare il nostro quotidiano, tante possono esserne le cause. Spesso non si crede perché siamo dei razionalisti e quindi se non ci sono prove matematiche, non tornano i conti, non può essere vero. Altre volte non crediamo, perché in realtà abbiamo vissuto molte delusioni nella vita e, essendo tendenzialmente idealisti, perdiamo la fiducia e non la diamo facilmente, per non essere feriti di nuovo. Poi c'è la mancanza di fede che viene dall'insicurezza. Perché ciò che oltrepassa i dati della logica, ci mette a contatto con una cosa inaspettata e imprevista e potremmo non essere proprio dei maestri nel gestire queste dimensioni. Oppure queste (e altre) cause si abbinano i noi a seconda dei tempi e delle circostanza. Una cosa è certa. La Pasqua è l'evento che più di tutti ci chiede di sfidare la durezza del cuore, che causa l'incredulità. Perché Dio può ogni cosa, se solo l'uomo glielo permette. E quando davvero sembra non ci siano più speranze, c'è la risurrezione. Oppure, dove veramente non sappiamo come fare, ci dice la Scrittura, si ricorre alla preghiera e la digiuno (cf Mt 17,21 e... non necessariamente digiuno inteso come quello dal cibo). Allora ecco, alle porte della Domenica della Misericordia, forse il Signore ci chiede di andare dentro di noi o/e di scrutare anche nella nostra vita relazionale, quelle zone di durezza che ognuno di noi porta in/con sé. E di sfidarle. Sarà un buon modo per chiedere che si riversi su di noi la misericordia, quando sapremo indicare: ne ho bisogno qui e qui, questi i luoghi della mia debolezza. Perché sappiamo che ciò che è più duro, è atrofizzato e spesso è anche più fragile, mentre di certo le nostre sclerocardie, sono zone di fragilità. Guardiamole in faccia, sarà già un primo passo importante per celebrare ancora la Pasqua. 







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