martedì 25 agosto 2020

quanto vedi?

Mt 23,23-26

In questi giorni ascoltiamo il racconto di Matteo di quanto Gesù si incavolava con i farisei e gli scribi. Bisogna ammetterlo: gliele dice proprio tutte, in faccia, e non come filosofie e come sue teorie, ma a partire dai fatti, dalle loro azioni quotidiane. Guide cieche, questo è il nome con cui li chiama. Terribile come affermazione. Perché se una guida è cieca e ha accanto a sé persone che si fidano di essa... si tratta ovviamente di una cecità strana. Non è detto che sia una totale cecità interiore. La domanda da porre loro è: quanto realmente vedi? Perché se tu non vedi te stesso e la tua incoerenza, quanto chiaramente potrai vedere nell'altro? Oppure se tu vedi in superficie, quanto sei realmente una guida? Ci viene comunque in aiuto il santo di oggi: Agostino. Avido ricercatore di Dio, dopo la conversione, inquieto ricercatore di felicità, da sempre. Questa ricerca lo porta a passare dalla superficie in profondità. In effetti, egli stesso dice: hai brillato e la tua luce ha vinto la mia cecità. Così, Agostino, quando elogia il creato, dice che la sua bellezza porta al Creatore: se ti allieta la bellezza, cosa è più bello di colui che ha fatto le creature? 
Ecco una guida che ci vede. Una guida che oltre a ciò che è in superficie, percepibile anche con gli occhi del corpo, vede Dio. Una guida che ha vissuto prima la propria trasformazione interiore, che ha accolto la Luce, per poter guidare gli altri, come sant'Agostino fa con noi fino ad oggi. Che con molte delle sue affermazioni rovescia la nostra prospettiva e fa esattamente ciò che Gesù oggi ci chiede: ci porta a guardare e controllare l'interno del bicchiere e non solo l'esterno ed, eventualmente pulirlo. 
Da ricordare che questo discorso non vale solo per le cosiddette "guide spirituali" o in generale per le persone chiamate ad essere a capo di qualcosa... tutti noi, essendo in relazione, possiamo essere per l'altro o guida o pietra d'inciampo. O portarlo in profondità o portarlo (o mantenerlo) in superficie. A noi la scelta per noi stessi che poi diventerà scelta per la qualità del nostro stare con gli altri. 

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