Sicuramente almeno una volta ognuno di noi (anche il più santo/la più santa) ha sperimentato dentro di sé la voglia di vendetta per il torto ricevuto. C'è chi vive triste e sempre arrabbiato e proietta le proprie difficoltà sugli altri, attirandosi così le antipatie e anche i veri e propri torti che gli vengono fatti. Tutto per poter dare dopo la colpa agli altri e continuare a dar retta ai pensieri di vendetta. Queste persone sono abituate a vendicarsi, spesso anche in una maniera subdola, perché il lungo dimorare nei loro cuori di questi pensieri, raffina le modalità di agire, anche quando non se ne rendono conto. C'è infatti purtroppo un sapore di appagamento nella vendetta. Essa infatti colma quell'asimmetria che si crea quando uno fa del male all'altro, prevaricando su di lui (consciamente o meno). Sembra che la bilancia per un attimo sta in equilibrio. Ma presto scopriamo che questo è un falso equilibrio, quando si perpetua il meccanismo di ripicche oppure quando di fronte alla vendetta da noi operata, scopriamo che l'altro non si immaginava di averci fatto del male. Il sapore dunque è passeggero e dal dolce che era in bocca, diventa amaro nelle viscere... un veleno insomma. E ciò che il Signore ci insegna oggi è il modo di smascherare la presenza di questo veleno. Se al veleno infatti togli immediatamente il gusto dolce, esso non sarà più attraente e non farà il suo effetto. Ed è qui la sapienza del porgere l'altra guancia. Perché se uno ti schiaffeggia, nella sua mente o nel suo cuore avrà elaborato un motivo per farlo, che responsabilizza te. Ma tu puoi fermare il veleno, indipendentemente dalla tua reale responsabilità. Puoi cioè trasformare questa responsabilizzazione in una reale presa di responsabilità rispetto al veleno che viene messo in circolazione. Se tu porgi l'altra guancia, la cattiveria che ti viene fatta attraverso lo schiaffo, non ha più sapore... Chiaramente escludiamo qui i casi patologici e incontrollabili, parliamo della nostra vita quotidiana. Dunque grande è la nostra responsabilità personale perché in primis veniamo interpellati sulla vigilanza sul nostro cuore, affinché non siamo quelli che schiaffeggiano, che tolgono la tunica... ma anche perché possiamo fermare il circolo vizioso della vendetta, togliendo ad essa il suo falso sapore. E ridare alla stessa maniera, al cuore che cerca la vendetta, la fame del gusto vero della vita, perché no, anche a partire da una relazione rappacificata e risanata.
Nessun commento:
Posta un commento