Mt 5,33-37
Esagerato Gesù... come si può vivere col solo parlare "sì sì, no no"? In una vita e in un mondo così frenetico in cui siamo continuamente sottoposti a mille stimoli che fanno sì che accumuliamo esperienze, le creiamo, e di conseguenza portiamo dentro tanti sentimenti e pensieri, è impossibile non sentire il bisogno di raccontarlo tutto (al di là del fatto che qualcuno di noi è abituato a trattenere tutto dentro e un altro è chiacchierone)? E' vero che la molteplicità delle esperienze e il mare delle parole che ne conseguono, creano in noi e tra noi un incredibile chiasso, e non di rado ci portano a non comprenderci a vicenda, perché più "accumuliamo", meno spazio abbiamo per ascoltarci a vicenda. Tuttavia quando il Signore nel brano del Vangelo di oggi, ci incoraggia ad essere donne e uomini di queste due parole "sì" e "no", non ci dice di non parlare, perché ci direbbe qualcosa di umanamente impossibile e fisiologicamente pericoloso, in quanto appunto abbiamo bisogno di esprimerci... Lui ci dice di verificare la "pulizia" delle nostre parole. Cioè se quel che diciamo, è una vera condivisione di vita che porta alla vita. Molte persone nei secoli hanno provato a formulare delle "regole" per il nostro parlare. Varie volte queste regole hanno creato angosce e paure perché facevano sentire le persone schiave e incapaci di relazionarsi, in quanto col linguaggio censurato. A noi cristiani basta ricordare le tante volte in cui Papa Francesco oggi ci parla dei pettegolezzi. E già da lì possiamo ricavare l'insegnamento semplice e pulito sul nostro parlare. Se una cosa non la so "di prima mano", se non so se è vera o se non edifica, meglio non trasmetterla. Ecco il nostro linguaggio del sì e del no. "Sì" a ciò che è vero, bello ed edificante, sì alla condivisione della nostra vita, nella gioia e nel dolore. "No" a ciò che ferisce e uccide, perché la parola è un'arma potente, sia nel bene che nel male.
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