Lo sapevi che sei l'infinito? Si, l'infinito, edizione limitata! Qui troverai e, spero, condividerai, tutto ciò che Dio depone nel nostro cuore!
sabato 31 ottobre 2020
il meglio deve ancora venire
giovedì 29 ottobre 2020
la sua visita in te
martedì 27 ottobre 2020
osare la piccolezza
domenica 25 ottobre 2020
amare il presente e il futuro
Mt 22,34-40
Non mi sembra ci sia una particolare necessità di scervellarci oggi davanti a questo brano di Matteo. Anzi, è una parola che sta molto interpellando il nostro oggi. Gesù ribadisce il comandamento dell'amore. Mai come in questo periodo, abbiamo la possibilità di far vedere quanto ci vogliamo bene e quanto teniamo al nostro fratello oltre che a noi, rispettando le indicazioni che ci vengono date, per una vita il più possibile sicura e a tutela di tutti. E' interessante in questo contesto riprendere ciò che Gesù dice per ultimo: da questo dipendono tutta la legge e i Profeti. Cosa significa questo per noi? La legge è per l'uomo e non l'uomo per la legge. La fede, in mezzo a tante critiche giuste o ingiuste, non entro nel merito, ci riporta all'unica cosa necessaria: all'accoglienza di ciò che ci viene chiesto, detto, nella fiducia che, anche se non piace a noi o non ci convince, possa essere essenziale o perlomeno utile. Sì, questo è l'atteggiamento di fede, che segue al nostro ragionamento e lo rende fecondo nell'ottica della salvezza. Dunque, occorre credere che tutto ciò che ci viene chiesto, è per noi, per il nostro bene. I Profeti, è uno sguardo gettato verso il futuro. Si ama per costruire un futuro, si vuole bene, per far durare nel tempo la vita. E, come sempre è stato nella storia dell'umanità, ciò che oggi viene profetizzato, ciò che oggi può essere proiezione verso il futuro, non sempre sarà capito. Si capirà dopo, al presentarsi di questo futuro. Sarà interessante guardarci indietro tra qualche anno e vedere quali cose che oggi restano considerazioni e tentativi, sono delle vere profezie. Lo sapremo, se vogliamo vivere credendo che attraverso ogni circostanza, il Regno di Dio si realizza. E sta qui il senso del comandamento dell'amore. Direbbe san Paolo: affinché Dio sia tutto in tutti (cf. 1Cor 15,28). Intanto a noi il nostro presente. Il presente in cui amare.
venerdì 23 ottobre 2020
discerniamo insieme
Lc 12,54-59
Gesù oggi fa una domanda che potrebbe risuonare molto seria dentro ciascuno di noi. Come mai, questo tempo non sapete valutarlo? Credo che ciascuno di noi, in questi mesi, più di una volta si è detto o ha detto anche ad altri: non ci capisco nulla di ciò che sta succedendo. Ovviamente, di fronte ad una novità, un elemento completamente sconosciuto, cade tutta la nostra capacità di discernimento, perché il nostro discernimento si appoggia sugli elementi che abbiamo già dentro di noi, strutturati e definiti. Quando arriva qualcosa di nuovo, dobbiamo imparare a conoscerlo e ad inquadrarlo, per poi utilizzarlo nella valutazione della nostra realtà. Gesù è precisamente colui che mette "in crisi" le persone, perché costringe loro ad una novità inaspettata e chiede loro di inglobare questa novità, che è il vero e proprio rovesciamento delle logiche del suo tempo, nella loro vita, per renderla nuova. Forse a qualcuno di noi può far male in questo periodo questa domanda provocatoria: come mai non sappiamo ancora inquadrare la situazione creatasi a seguito dello scoppio della pandemia? Ma non è mica colpa nostra... Credo che oggi ci viene ribadito ancora una volta il concetto fondamentale e vitale della fratellanza. Non potremo mai inquadrare la situazione, se non INSIEME. Ecco perché Gesù fa l'appello a tutti di cercare sempre l'accordo con l'altro, in mezzo alle questioni scottanti, perché solo insieme si riesce a trovare la soluzione migliore. In fondo, se ci pensiamo, tutto ciò che oggi ci viene chiesto di rispettare e fare, è a tutela dell'altro. E sì, non sapremo mai valutare bene le cose, senza il riferimento alla relazione. Dio è relazione, nasciamo dalla relazione ed essa dovrebbe essere il nostro primo e l'ultimo riferimento. Lo è davvero?
mercoledì 21 ottobre 2020
pronti non ansiosi
lunedì 19 ottobre 2020
non salvare il mondo
Lc 12,13-21
E così, stranamente, nemmeno il Salvatore se la sente di salvare "tutto e tutti" e risponde a chi invoca la sua "mediazione": "chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?" E' una straordinaria lezione di libertà, quella capacità di dire: "no, non posso, non tocca a me", quando questo è vero. E comporta anche il rischio di essere giudicati, ritenuti non disponibili, ecc. ecc. Tutto sta nel porci la domanda se noi siamo disposti a correre questo rischio, a tutela di noi stessi, per raggiungere l'equilibrio che spetta a quella maturità che comporta il sapere che non siamo noi a salvare il mondo. Ma la libertà qui si confonde facilmente con il menefreghismo, purtroppo. Dobbiamo capirci bene: Gesù non interviene non perché si è stufato delle richieste che gli vengono fatte, ma perché non ce n'è necessità. E' capace di lasciare le persone che agiscano nella loro vita, non si sente in colpa, né è arrabbiato. Capita che non sappiamo distinguere dove dobbiamo intervenire e dove no, perché ogni intervento ben riuscito ci porta un ritorno affettivo, siamo stimati, amati, visti. E quindi diventiamo dipendenti affettivamente, non direttamente dalle persone, ma da questo ritorno, che abbiamo da loro. La libertà ci permette di sapere che abbiamo bisogno di essere amati, ma che non dobbiamo comprarci questo amore, intervenendo sempre e dovunque. Come sempre, si cresce "facendo esercizio", si impara a non dipendere. E si impara, che salvaguardare le verità spirituali, quali il dovere della carità, si può anche senza sentirsi in dovere di fronte a qualsiasi causa, sempre e dappertutto.
domenica 18 ottobre 2020
le tasse per la vita?
Mc 12,13-17
Discorso difficile e delicato oggi. Si sa, le tasse sono sempre troppe, danno sempre la sensazione che lo stato ci stia derubando... in questo tempo della pandemia, diventano parte dell'incubo di tante famiglie... c'è più scoraggiamento, che non speranza.
Per questo il Vangelo di oggi ci stuzzica e mette in discussione a tutti i livelli. E sarebbe comodo dunque se Gesù ci dicesse oggi proprio questo: no, dai, basta, lascia perdere, sono tutti ladri. Ma Gesù non porta questo messaggio, anzi. Sa benissimo che fare la Volontà del Padre significa vivere e coltivare non solo quelle che sono le dimensioni del Tempio, ma anche il mondo, dunque la responsabilità che comporta la vita nel mondo. Non si lascia intrappolare, dove vogliono far vedere che lui, rivoluzionario come è, minaccia il potere. Le radici infatti del suo Regno non sono di questo mondo, come dice lui stesso, eppure lui stesso porta nel mondo il Regno. La Basileia, appunto il Regno è Lui stesso. E rimane in questo mondo, fino alla sua fine. Lo viviamo e testimoniamo anche noi, quando troviamo un giusto modo di vivere in questo mondo, che Dio ha tanto amato da dare il suo Figlio. Quasi verrebbe da dire che Gesù per primo ha promosso la laicità dello stato. Lui, che non ha fatto distinzione tra giudei e pagani, nella sua missione terrena, ora afferma la nostra responsabilità per il bene comune che riguarda il nostro vivere nella società. Anche ai suoi tempi si diceva dei governanti che erano ladri, tant'è vero che ribadisce: fate quel che vi dicono, ma non imitateli.
L'idea delle tasse dunque è quella per la vita, per la vita di tutti, per il bene comune, quando rende tutti noi uguali, nessuno privilegiato, ma neanche discriminato. Cos'è successo con questa idea? Il discorso basato sul Vangelo di oggi, non vuole sminuire la realtà pesante che stiamo vivendo. Resta sempre vero che noi non abbiamo i mezzi necessari per affrontare tante cose a livello economico. Dio non ci dice di disobbedire, ma ci chiede una creatività solidale. Esattamente la stessa creatività che si è messa in moto durante la quarantena, quando abbiamo condiviso anche i beni che avevamo, per dar da mangiare a tutti e quando abbiamo sperimentato che abbiamo risorse per tutti, solo esse sono mal distribuite. Ciò che infatti non ci viene assicurato "dall'alto", possiamo cercarlo insieme "dal basso". Perché a Cesare occorre dare ciò che è suo, ma darglielo aiutandosi e sostenendosi a vicenda non è lo stesso che disperarsi facendo gli sforzi solitari. Una nuova economia (oikonomia), insomma, amministrazione della casa, del nostro mondo, di cui abbiamo la responsabilità comune.
lunedì 12 ottobre 2020
il Segno
domenica 11 ottobre 2020
non pervenuti
giovedì 8 ottobre 2020
a mezzanotte
Lc 11,5-13
Non sopporto gente insistente. Mamma mia, quanto non la sopporto!!! Di conseguenza, odio dover insistere, perché non faccio vivere agli altri ciò che io stessa odio. Questo Vangelo oggi mi sta scomodo da morire... lo confesso! Non andrei mai a chiedere, nemmeno ad un amico, a mezzanotte, il pane per sfamare chi è giunto presso di me. Piuttosto mi arrangio con quel che ho in casa. Già, perché io comunque in casa ho sempre qualcosa... eh sì, appartengo a quella minoranza fortunata degli abitanti del mondo, a cui non manca il pane. Questo fa sì che a mezzanotte non devo rompere le scatole a nessuno. Ma mi metto a fare la riflessione esattamente dall'altro punto di vista. Chi è colui che mi rompe le scatole, insistendo? Cosa mi comunica? Mi dice, appunto, che non è autosufficiente, che non ce la fa da solo. Dice: ho bisogno di te. Mi interpella nel mio punto debole, quello di possedere una sufficiente "ricchezza" da potermi ritenere indipendente. Ecco cosa fanno con noi i fratelli più deboli, poveri, bisognosi, tanto insistenti da poter dire legittimamente: basta! Ci riportano alla necessità dell'equilibrio tra l'autonomia e l'interdipendenza. Perché se è vero che ognuno di noi ha il diritto e il dovere di cercare la sana autonomia, è altrettanto vero che siamo tutti collegati e non possiamo vivere, se non in relazione con l'altro. Bussare alla porta dell'altro a mezzanotte, è simbolo di un bisogno che non si può rimandare, simbolo di una ricerca disperata di chi non ce la fa. Viviamo nei tempi in cui, per alcuni bisogni dei poveri, ma anche per le condizioni in cui si trova il pianeta, è mezzanotte e il bussare alla porta è il minimo che si possa fare. Siamo disponibili ad alzarci e a dare la nostra disponibilità?
sabato 3 ottobre 2020
quell'infinito piccolo e povero
per amore di colui
che è Tutto
che con la sua Croce
tutto ha compiuto
le mani inchiodate le braccia incrociate
il cuore consegnato la speranza non delusa
Sì, la speranza è tutta proprio qui
verso Colui che è Santo forte, grande
altissimo e onnipotente
che è rifugio, fortezza
mitezza e dolcezza
festa della speranza che nei figli
durerà in terra per sempre
che regna invincibile
nella sera e nella mattina che furono
nel primo giorno
Giorno dell’Eternità
venerdì 2 ottobre 2020
poco e piccolo
giovedì 1 ottobre 2020
la pace
Lc 10,1-12
Oggi vi giro una meditazione che io stessa ho ricevuto e quindi condivido!
Portare solo la pace. Nient’altro. Inermi, indifesi, quasi ingenui. Sentirsi nudi e in balìa dell’altro come un agnello in mezzo ai lupi è la condizione che vi permette di incontrare l’altro.
Forse incontrerete un figlio della pace, uno come voi. Nell'essere accolti, potrete scambiarvi ciò che ciascuno può offrire. Le vostre diversità si integreranno. Stabilirete un legame profondo, intimo, vi sentirete fratelli e sorelle. Avrete la sensazione di essere a casa, pur con degli sconosciuti, che vi sembrerà di conoscere da una vita. Sperimenterete che la comune umanità è la vera dimora dove è possibile abitare. Vi accorgerete che non avete bisogno di altro. E gioirete insieme.
Forse vi capiterà di non essere accolti. È faticoso non essere visti o riconosciuti dall’altro. Viene da reagire e da arrabbiarsi. Si riattivano antiche ferite. Il cuore si chiude per proteggersi. Ecco: quello è il momento propizio per sperimentare una cosa straordinaria: l’altro non ha il potere di togliermi la pace. Non si tratta di fare finta di niente di fronte al rifiuto, di negare il dolore per il mancato riconoscimento e neppure di far buon viso a cattivo gioco.
La pace è un atteggiamento assertivo: ha a che fare con la franchezza, ovvero con il coraggio di guardare negli occhi l’altro riconoscendolo umano anche nella sua chiusura. La pace è esercizio consapevole di questo potere: il potere dell’amore. È ciò che ti rende autenticamente umano. Quando smetti di cercare l’umanità dell’altro smetti tu stesso di essere umano.
La missione, come la intende Gesù, è una chiamata a rimanere umani, anche lì dove ci sentiremmo in diritto di rinunciare alla nostra umanità.
P. Flavio Bottaro