Oggi e nei prossimi giorni volevo soffermarmi su un bivio, che riguarda tutti noi, senza eccezione. Questo bivio ha un nome, che definisce una "cosa" che ad alcuni fa paura, solo al pensiero, per altri è una "cosa" riservata ai preti, suore e frati. E invece questa "cosa" va molto oltre il solo ambito religioso e non va temuta. Basta lasciarla crescere e chiamarla per nome, per scoprire, che c'è e ci è sempre stata, anche se tante volte nascosta e non ascoltata. E che significa tante, ma proprio tante cose.
Stiamo parlando della VOCAZIONE. Una parola forse sconosciuta, forse arcaica, incomprensibile, eppure è una delle parole della nostra vita. Non riporto i significati dei dizionari, ve li potete cercare da soli. E non do nessuna definizione compilata da me. Spero che dopo qualcuna di queste brevi riflessioni che condivideremo, ognuno potrà trovarne una propria, pregna di significati e di vissuti. Iniziamo!
Oggi ci soffermiamo su un concetto basilare, per parlare della vocazione. E' la relazione. Non c'è cristianesimo senza la relazione fondante, quella con Dio. E' tanto ovvio per quanti la coltivano, quanto incomprensibile e astratto per coloro che non ce l'hanno. Come si coltiva una relazione? Ovviamente frequentandosi, parlandosi e conoscendosi sempre di più. Come è frequentare Dio? Beh c'è chi dice che a Dio si parla in una forma di monologo e si spera che senta qualcosa o che voglia ascoltare. Altri dicono che si sentono ascoltati da lui, che lo incontrano quotidianamente in ciò che vivono. Certo, se pensiamo che Dio "non sia di questo mondo", diventa dura, stabilire una relazione con qualcuno che vive solo oltre la nostra realtà e in qualche distante "al di là". Forse qualcuno ce lo vuole anche far credere o forse troppo spesso ci ritroviamo proprio a crederlo già dentro di noi. E allora si fatica a stabilire e mantenere questa relazione. Perché non è nemmeno cristianesimo, l'osservanza delle leggi, della moralità, la frequentazione dei sacramenti o di qualsiasi rito, se dietro non c'è una Persona. Una Persona alla quale tende tutto questo e che dona senso a tutto ciò.
Certo, è difficile perché Dio è una persona che non possiamo toccare, guardare negli occhi, ascoltare con le orecchie. Tante volte anche se crediamo in qualche maniera nella sua presenza, fatichiamo, perché può sembrare distante. E invece Egli è più vicino a noi di quello che potremmo mai immaginare. Tutte le barriere invece vivono nella nostra testa, alle volte nel nostro cuore. Forse occorre ascoltare qui proprio ciò che Gesù stesso ci dice: "se non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei cieli" (Mt 18,3). Se ci fai caso, è proprio il bambino che ha la capacità di oltrepassare il limite, che per noi spesso è muro, tra il materiale e lo spirituale, fino a quando non gli inculchiamo, che è vero solo quel che è tangibile, percepibile con i nostri sensi. E invece: sorpresa! Anche la nostra anima possiede i sensi: sa udire, vedere e sentire una presenza, delle volte anche più intensamente di quella fisica. A noi sta utilizzarli e acutizzarli, questi sensi.
Solo attraverso di essi possiamo stabilire la vera relazione con Dio, davvero rapportarci quotidianamente con Lui, ovviamente dedicandogli del nostro tempo (che poi è suo!)
All'inizio della nostra riflessione su cosa sia la vocazione, dobbiamo tenere ben presente che tutto inizia da questa relazione, dall'amore che ricambiamo all'amore infinito di Colui che ci ha creati. Allora, dentro questa relazione possiamo piano piano scoprire cosa è questa vocazione, cioè quella "cosa" a cui non solo siamo "chiamati" (da: vocare, chiamare in latino), ma anche quella "cosa" che ci chiama dal di dentro, dal nostro cuore. E non ci lascia in pace, finché non l'ascoltiamo.
Ma di questo parleremo nella prossima puntata! 😊
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