giovedì 14 maggio 2020

amare a distanza

Gv 15,9-17

Forse in questo tempo abbiamo sperimentato con più forza cosa significa la distanza fisica nelle relazioni umane. Proprio ieri stavo riflettendo su come mutano le relazioni, quando non ci si rapporta di persona, ma solo tramite i mezzi di comunicazione, i più svariati. Come suona in questo contesto che stiamo vivendo, il comandamento dell'amore del prossimo? Amarci gli uni gli altri, come ci ha amati Lui... Cosa significherà mai? C'è da tenere presente che, sebbene Gesù storico, uomo che ha calpestato questa terra, non ha potuto incontrare tutti gli uomini, di certo egli ha pagato in prima persona, proprio con la sua vita fisica, cioè morendo. Il suo amore non ha raggiunto solo una mortificazione interiore, una sofferenza morale, spirituale, ma proprio la morte corporale. Cosa abbiamo sperimentato in quarantena, dovendoci rapportare sempre con le stesse persone? Come abbiamo mantenuto  i nostri affetti con le persone a distanza? Cosa è risultato più facile? 
Di solito si dice che è facile amare a distanza. Certamente, perché anche nell'amore ci deve essere una giusta distanza, e lo capiamo se ricordiamo i momenti in cui in stretta quarantena ci venivano i nervi di fronte alla nostra stessa famiglia, perché magari non la sopportavamo più. L'amore ha bisogno di vicinanze e lontananze. Stare insieme, sempre vicini, soffrendo, anche questo può essere un modo per dare la vita, anche se alle volte sembra che ce la stiamo togliendo a vicenda, che "non respiriamo più", esperienza anch'essa di quell'oblazione che Gesù ha compiuto sulla croce. Nell'esigenza interiore che abbiamo, quella di amare e quella di essere amati, possiamo trarre molti insegnamenti sia dal dover amare a distanza, sia dal dover amare ad eccessiva vicinanza. Ciascuno di noi puoi misurarsi con le dimensioni della propria capacità di amare. E forse proprio riflettere su questo, potrà dare un nuovo sapore a quando potremo abbracciarci di nuovo...




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